ECCO PERCHÈ NON SARAI MAI UN FOTOGRAFO


La risposta non è da cercare nella battaglia tra professionisti e fotoamatori, anche perché oggi come oggi perdersi dietro questa faida fittizia, che come sempre sfocia in un’unica risposta, alla fine non da risposte. Una Partita Iva non fa di te un fotografo. Una volta poteva averne, oggi proprio no.
In realtà, le categorie sono due: i fotografi e quelli che scattano fotografie.

Senza andarci ad impelagare nella differenza tra fotografia ed immagine, che già più volte è stata affrontata e ancora oggi, chi non ne ha recepito la differenza, continua a chiamarle fotografie. Ecco, questo è il punto di partenza, il primo motivo, per cui non sarai mai un fotografo.
L’importante è essere coscienti di far parte di una categoria e non dell’altra.

Le cose possono cambiare, solo se lo vuoi e solo se viene fuori da una cascata di luoghi comuni nei quali probabilmente anche tu non credi veramente, ma qualcuno te li ha detti e tanti altri “non fotografi” la pensano come te, quindi diventa una verità. Nulla di più sbagliato.

Non sarai mai un fotografo se per te la tecnica non è importante, anche se a volte ti rifugi in regole dei terzi e sezioni auree difendendo a spada tratta l’orizzonte dritto. La tecnica alla fine si riduce in tre piccoli (ma fondamentali) elementi che fanno la fotografia veramente buona. E sono quei tre elementi che ti danno la possibilità di vedere la luce (e quindi poter continuare a vantarti di sapere che Fotografia significa “scrivere con la luce”).

Non sarai mai un fotografo se non sai comporre, ma allo stesso tempo non ti lasci andare alla lettura di una composizione che apparentemente è sbagliata ed invece contiene tanti elementi che non hai mai voluto conoscere e che ti farebbero ricredere su molte immagini.

Non sarai mai un fotografo se ogni volta che guardi un’immagine che non ti piace, anche se “buona” (ma non sai riconoscerla), sei sempre li a cercare un messaggio che non ti arriva e quindi c’è qualcosa alla base di sbagliato.

Non sarai mai un fotografo fino quando non ti renderai conto che le immagini non sempre hanno una struttura complessa alle spalle e non sempre qualcuno vuole dirti qualcosa. Magari vuole solo fartela vedere.

Non sarai mai un fotografo se la banalità di quello che realizzi non supererà mai gli ostacoli della conoscenza e continuerai a generare le stesse immagini le quali a loro volta generano altri N milioni di mancati fotografi.

Non sarai mai un fotografo se apprezzando (o valutando) un’immagine altrui ti destreggi muovendoti come un boa utilizzando nella stessa frase le parole “geometrie” e “messaggio” con la maestria di un incantatore di serpenti. Anche se non hai mai accarezzato nemmeno una lucertola da piccoli.

Non sarai mai un fotografo se l’approccio alla visione delle immagini altrui continuerà a basarsi su di un “io l’avrei fatta così” ponendoti quindi in maniera unilaterale (ma nel verso sbagliato) nei confronti di un’immagine realizzata in un certo modo da una certa persona che non l’ha fatta proprio come l’avresti fatta tu.

Non sarai mai un fotografo se entrando nel mondo della fotografia cercherai sempre a tutti i costi di essere diverso anche (e soprattutto) dai grandi autori, vedendolo come una mera copia e non come un insegnamento. Conoscendone tra l’altro veramente pochi, troppo pochi, da non sapere che in realtà quel qualcosa che cerchi di evitare di ripetere è stato comunque già realizzato altrove, da un fotografo.

Non sarai mai un fotografo se ti limiterai solo a trovare interessati le fotografie realizzate dai grandi autori, evitando di vedere la piccola esposizione del non autore, che proprio sotto casa tua sta nascendo e diventando un fotografo.

Non sarai mai un fotografo fino a quando l’attrezzatura sarà indispensabile al punto da limitarti non cercando di superare i suoi di limiti. Perché un’immagine non la fa l’attrezzatura.

Non sarai mai un fotografo fin quando farai differenza tra analogico e digitale credendo che la tecnologia ha messo da parte a poesia che può trasmettere la grana di una stampa che di poetico ha solo il tempo latente.

Non sarai mai un fotografo se la tua scelta sull’utilizzo del bianco e nero o del colore sarà fatta dopo e non prima aver realizzato lo scatto. Le immagini si pensano prima, non dopo.

Ora sta a te decidere se vorrai diventare un fotografo, facendo un piccolo sforzo, oppure vorrai rimanere un individuo che realizza immagini.

[Questo articolo non è rivolto a nessuno, oppure a tutti. In primis forse proprio a me]

124 pensieri su “ECCO PERCHÈ NON SARAI MAI UN FOTOGRAFO

    1. La trovo interessante e devo dire che in certe situazioni a volte mi ci ritrovo…
      così come peraltro ricado anche in qualcuna di queste regole che ho trovato in giro per il web:

      10 REGOLE PER DIVENTARE SUBITO FOTOGRAFI

      10) Fatti subito una foto allo specchio con la macchina fotografica in mano; servirà ad annunciare al mondo dell’arte che è arrivata “la reflex”……Cioè che TU hai una relfex.
      Spiega agli ignoranti dei tuoi amici che va ben distinta dalle altre macchine fotografiche; ci sono gli iPhone, ci sono le macchine fotografiche, e poi ci sono le reflex…

      9) Viviamo in un mondo infame, pieno di ladri di talento senza scrupoli.
      Creati subito un watermark con il tuo nome (in alternativa ricorri ad un nome d’arte).
      L’importante è che finisca con Photography o peggio con Photographer.
      Varianti meno usuali Photo o PH.

      8) Cita una frase di Henri Cartier Bresson (non ha importanza chi sia costui, ma il tuo amico di Facebook dice che è bravo, e la frase suona bene!).
      Eccotene una pronta:
      “È un’illusione che le foto si facciano con la macchina…. si fanno con gli occhi, con il cuore, con la testa.”

      7) La bravura non ha mai fatto ricco nessuno, oggi come oggi poi…meno che meno!
      Non perdere tempo ad imparare a fotografare, compra subito uno account PRO su Flickr, scaricaci dentro le schede di memoria senza passare per il PC (i numeri hanno la loro importanza) e comincia a crearti contatti e commentare le foto, così gli altri ricambieranno e le pippe mentali si moltiplicheranno all”infinito!
      ATTENZIONE: sii sempre modesto! I grandi lo sono sempre! Per diventare bravo fin da subito, comincia ad usare anche Facebook e condividi le foto con i tuoi amici che ti faranno i complimenti.
      Su Facebook è più facile. Perché a mettere “Mi Piace” ci si mette meno che mettere un commento su Flickr. Ovviamente non dimenticare di crearti subito una fan page, come categoria metti “artista”.
      IMPORTANTE: metti in tutti i tuoi profili “amo la fotografia, penso sempre alla fotografia…..vivo per la fotografia”

      6) Oltre alle singole foto, crea molti dittici o trittici, a cui devi dare un nome (possibilmente in inglese).
      Dai ad ogni tua inestimabile OPERA un effetto vintage con una bella vignettatura, ci sta sempre bene.
      Vedi, questi effetti molto di moda fanno sembrare accettabile anche una porcheria, quindi cadi sempre in piedi.
      Ogni opera va accompagnata da una poesia o citazione. Prendi pure a piene mani da Pennac, Shakespeare, Mogol…

      5) Non ha importanza chi siano i maestri del passato, tu guardi al futuro.
      Comincia a sfogliare blog e Flickr italiani e stranieri che imitano Terry Richardson e Jurgen Teller.
      Il web ne è pieno zeppo, comincia a memorizzare nomi di questi fotografi, sconosciuti pure al direttore del MOMA, da sfoggiare con gli amici e durante le interviste (a breve arrivano pure quelle, tranquillo).

      4) Creare dei set ad hoc è fondamentale, per far vedere che tu non lasci nulla al caso.
      “My Nikon” o “My Canon”: il primo è d’obbligo dedicarlo allo strumento che ha fatto nascere l’artista che è in te
      “Autumn” o “Fall”: dedicato ai colori dell’autunno, con una bici “vintage” e le converse come soggetti preferiti.
      Mi raccomando, devi sfuocare il più possibile! E non tralasciare i tramonti!
      “My Family”: il cane, il gatto, il figlio/a, nipotino/a
      “Me, My Self and I”: l’immancabile serie di autoscatti
      “Experiments”: varie ed eventuali, zommate particolari, panning, HDR.
      NOTA BENE: Nel caso tu sia “uno di fotografia” mi raccomando di predisporre un set dedicato allo “splash” dei biscotti nel latte!

      3) Recupera dal cassetto la vecchia macchina di famiglia, fai un rullino, postalo per dire che “vieni dal mondo analogico” e ‘niente è più bello della pellicola’.
      Chiaramente la macchina in questione non verrà usata mai più, se non per fare delle foto vintage con un’amica in un prato.
      Ricordati: il vintage è come il cacio sui maccheroni.

      2) Fondamentale scrivere sempre la propria attrezzatura e wishlist. Mi raccomando, fotografa sempre ogni nuovo marchingegno che compri!!
      Il primo acquisto da fare è un 50mm, una moda da cui non puoi scappare. Una volta veniva montato su tutte le macchine fotografiche, ma per te e i tuoi contatti Flickr potrebbe essere la novità del momento! Fatti furbo e comincia già a chiamarlo cinquantino così fai vedere che hai confidenza!
      NOTA BENE: Nel caso tu sia “uno di fotografia”, metti i fiocchetti agli obbiettivi prima di fotografarli!

      1) Son già passati 6 giorni, i tuoi amici ti dicono che sei bravo, ogni foto è un botto di Like, ora che hai la mano puoi allontanarti da casa e creare dei geniali (e unici) reportage:
      – Venice Carnival: con 1.670 foto delle tipiche maschere del carnevale. Mi raccomando vai durante i primi giorni del carnevale, l”ultima domenica le maschere sono già sbiadite dai colpi di flash! IMPORTANTE: nella descrizione dell”innovativo set alla fine scrivi “bella Venezia, ma non ci vivrei.”.
      – La mia Africa: il tuo acuto occhio sul terzo mondo ti farà realizzare i primi piani dei bambini che sorridono, tutto per sentirsi dei piccoli Salgado. (chi è Salgado?).
      – London Calling: ovviamente impesta il set con cabine del telefono rosse, i tipici taxi londinesi, e la metro. E poi un po di insegne di Candem Town… vah! Postproduzione per Londra? Vintage, ovviamente.

  1. Io non sono un fotografo, ma davvero non trovo giustificato il tono passivo-aggressivo di questo post. Non si può vivere e lasciar vivere?

    1. La volontà di far notare certe cose non significa a tutti i costi dover cambiare le cose. Se ne può semplicemente prendere atto, sapere che c’è qualcuno che la pensa in un certo modo.
      Per il “vivi e lascia vivere” assolutamente d’accordo. ma se vedo qualcuno che per strada getta una carta per terra glielo faccio notare, facendogli vivere comunque la vita per quello che ritiene giusto.

      1. concordo pienamente,fotografare e’ dipingere con l’anima,rileggere più’ volte e ancora, per avere sempre le idee chiare di quello che di bello si puo’ fare con questo meraviglioso strumento.

    2. io sono un fotografo perchè vivo di fotografia, o almeno ci provo..vivi lascia vivere a cosa ti riferisci? perchè io vivo e lascio vivere..il fotoamatore che fa le foto ai paesaggi, al mare, al cane o all’amica..mi va bene, ma il fotoamatore che al sabato è in chiesa al mio posto (ed io sono in studio..perchè “costo” troppo) non mi va bene..il fotoamatore che fa il sito solo per publiccizzare che fa matrimoni, battesimi, ritratti..o peggio chi fa la pagina FB e la sponsorizza..quello mi sta sui coglioni..perchè io oltre a fare il fotografo..eh si devo pagare anche le tasse su quello che faccio..e credetemi..,non è facile..perchè solo in Italia succede questo?..perchè se tu fai il meccanico (o altro) ed io domani mattina vengo a fare il tuo lavoro a metà prezzo..saresti contento? no questo non lo capite..siete attratti da guadagni facili..quello è il problema..

      1. Paolo, il tuo commento è vero e lo condivido fino in fondo e capisco la frustrazione di chi ha partita iva. D’altra parte non si può tornare indietro o impedire agli appassionati di fare fotografie ai matrimoni come non si può evitare che le persone che non campano di fotografia, siano sempre più educate all’osservazione e alla produzione di immagini. La fotografia come la intendevano le generazioni passate sta finendo, ci sarà una nuova fase e nuove figure professionali. Un caro saluto

  2. é un bell’articolo, scritto con trasporto, il che denota passione e senso di coinvolgimento in prima persona nelle sue osservazioni : non hanno senso le critiche

  3. Con la fotografia ci campo da cinquanta anni, Non so se sono un fotografo o uno che fa fotografie ma so che per ottenere qualcosa devi dare qualcosa. Se a nessuno interessa quello che fai probabilmente il tuo è un qualsiasi atto dei mille che compi in una giornata. Dire agli altri come è o come dev’essere, o quale è lo scopo di una qualsiasi cosa, è un’operazione superficiale e priva di ogni significato se non collegata ad un preciso fine dichiarato.

    1. Il miglior commento….. 😉 Chi se la prende…ha la coda di paglia….
      Qualsiasi cosa ci spinga a riflettere, a migliorare, può sempre essere utile…. Come nel caso di questo articolo.

  4. Chiedo scusa, ma da quale piedistallo ti permetti di scrivere un simile articolo, con tono accusatorio e fastidiose frecciatine scaturite (probabilmente) da un evento che ti ha fatto arrabbiare? Chiariamoci, sono d’accordo con il senso di molti dei punti che hai elencato, ma c’è una bella differenza tra farli semplicemente notare (magari senza usare toni che un grande fotografo non si sognerebbe mai di usare) e il corredarli con un simile titolo. Credo che un po’ di umiltà ti farebbe bene, in quanto un articolo come questo non è certo sintomo di professionalità: se hai raggiunto la tua definizione di fotografia, ben per te, ne sono contento, ma non per questo devi sentirti in dovere di sparare sentenze condite da un senso di superiorità nei confronti di un appassionato di fotografia che non ha ancora trovato la propria identità. Senza rancore, un saluto. Carlo

    1. Una precisazione, visti altri commenti: non mi sento nè offeso nè chiamato in causa. La mia identità fotografica l’ho consolidata da tempo e nonostante ciò, non smetterò mai di imparare dai miei errori.

    2. Carlo, nessun piedistallo. Ognuno scrive come meglio sa fare ed io solo in questo modo riesco. La lettura dei contenuti dovrebbe andare ben oltre del cercare di capire perché e per come. Magari leggerne i contenuti e valutarne la veridicità in un contesto non accusatorio, ma veritiero. Per il resto concordo sulla tua precisazione. Nessuno ti ha effettivamente chiamato in causa, ne tantomeno nessuno voleva offenderti 😉

      1. Angelo, molte delle cose che hai scritto sono vere ed io stesso mi arrabbio quando vedo un certo tipo di “fotografia”, ma non per questo affermo che il lettore non sarà mai un fotografo. Cerca di accettare un consiglio, senza giustificarti in quanto “solo in questo modo” riesci a scrivere. Un mio caro amico fotografo aveva pubblicato anni fa un articolo simile su un forum di fotografia, ma unicamente a carattere ironico (da notare che il titolo non era comunque così esagerato), seppur sottintendendo qualche fase che tutti noi fotografi abbiamo attraversato. Ho aggiunto la mia precisazione onde evitare fraintendimenti, ma resto sempre della mia opinione. Peccato, a mio parere sarebbe stato un ottimo articolo (ed opportunità) fondato su verità che, se scritto con il giusto linguaggio, avrebbe istruito il neofita inesperto: al contrario, potrebbe scoraggiare nuovi appassionati. Naturalmente le mie sono opinioni, opinabili in quanto tali. Saluti!

  5. parole sacrosante, e per tutti questi tre sostantivi non c’è bisogno di andare a fare foto dall’altra parte del mondo, basta che giri l’angolo della strada

  6. Sono d’accordo su quasi tutto…. Tranne sul fatto che una foto deve nascere per forza a colori o in b/n…. Ergo non sarai mai fotografo se continui a rimpiangere l’analogico mentre usi il digitale e continui a pensare che servono solo due secondi di post produzione!!! Una foto può nascere a colori, pensata a colori ma migliorata e trasformata in b/n…. E viceversa.

    1. Stefano, sul decidere da prima se Bianco e nero o Colore farò una precisazione in un post ad hoc. Per farla breve: l’immagine la pensi e la ragioni in base all’equilibro, ai contenuti ed al peso delle cromie. Una foto a colori ha un peso diverso di una foto in biancoe nero, quindi l’equilibro va visto nell’oculare prima di fare click 😉

  7. Forse dovresti cambiare il titolo in “come esser un buon fotografo.”
    Io non sono un fotografo, ma dal tono di questo post, non sceglierei mai un fotografo che si mette su un piedistallo e urla cosa non fare, ma piuttosto uno tra la folla che urla cosa fare. Pensaci.

  8. “In teoria, tra la teoria e la pratica non c’è nessuna differenza. In teoria.”
    Per questo, in teoria sono d’accordo con quasi tutto ciò che scrivi. In pratica solo con l’ultimissima frase.

  9. Beh che dire : non lo faccio di mestiere e neppure mi posso definire dilettante. Schiaccio un pulsante e provo…..di tanto in tanto, cercando di capire ed applicandomi per quanto possibile. Ma condivido appieno. “From hair to feet” ; insomma, dall’inizio alla fine. Mi premurerò di inoltrare questo testo a molti “fake pro” che ahimè conosco personalmente.
    Il problema – però – é che costoro non hanno ancora nemmeno affrontato lontanamente certi problemi o concetti che qui con – somma audacia e cmq moderazione – si tentano di presentare al lettore. Quindi potrebbe essere tempo perso oppure….l’occasione per riflettere, seriamente, su certe oscenità. Vedremo. F.

    1. Federico, non è un post scritto per sfidare qualcuno o per costringere a fare qualcosa. Deve solo far riflettere sul perché determinate cose vanno in un certo modo.
      Di sicuro l’intro è fondamentale, ma non facciamone una questione tra Pro e Amatori.
      Grazie comunque perché hai centrato la volontà: divulgare certi pensieri.

  10. Heh.. articoli come questo, mi stupisco non me ne capitino di più sott’occhio.. Volente o dolente, la differenza tra quelli che scattano fotografie e quelli che fanno i fotografi è sempre meno nitida. Sembra che ogni tanto i fotografi abbiano la necessità di rimarcarne le differenze, proprio per la paura di essere delegittimati. Francamente li capisco benissimo. Io, da grafico, posso dire che me la passo assai peggio.. Nella fotografia (come ormai anche nel video), il problema è che la qualità è resa ormai accessibile a tutti da una tecnologia sempre migliore e accessibile. Chi ha passione e talento può tranquillamente incominciare a fare belle foto e a penetrare silenziosamente nella terra dei fotografi. In pochi si accorgeranno che non ha istruzione. L’inghippo è che i canoni di giudizio sono anch’essi cambiati, per forza di cose. Per esempio se un tempo si facevano pochi scatti e ben calibrati, oggi, senza pellicola, di scatti se ne fanno tantissimi e si decide dopo. Si decide dopo sempre di più. E’ romantico l’esempio che fai riguardo la scelta del bianco e nero.
    Buona giornata 😉

    1. Sono rimasto senza parole …… tutto quello che volevo dire l’hai già scritto tu. Sarà vera empatia semmai un giorno dovessi incontrarti. Ciao Fabio fotografo in Torino

  11. m’è piaciuto e lo ribloggato, e senza far polemica perchè ci vedo solo un titolo magari un po forte, ma va bene così. è un articolo che deve far riflettere. Grazie.

    1. Grazie.
      Il titolo (e forse anche il contenuto) sono apposta voluti per indurre alla lettura.
      Articoli più o meno interessanti con un semplice “toc toc” sono rimasti in un limbo che non ha suscitato quanto questo.
      Spero che le riflessioni arrivino e possano dare degli spunti.

  12. Articolo davvero molto interessante, con spunti validi e che fanno riflettere.
    Sì, confermo, dal titolo “sembrava altro”.
    Grazie anche da parte mia!

  13. Peccato per il tono saccente, buona parte dei contenuti è condivisible (la parte restante non l’ho capita per limiti miei).
    Forse sarebbe stato più gradevole da leggere sotto forma di invito, anzichè di monito.

      1. Hai ragione Angelo, per essere ingegneri ci si deve iscrivere all’albo superando l’esame di stato. Dopodiché, piaccia o non piaccia, bravo o non bravo, l’appellativo ingegnere, se richiesto dall’interessato, è un obbligo di legge. La nostra categoria invece non ha un albo quindi le cose sono più semplici. Però esiste la normativa ed è chiara (stranamente, essendo in Italia), ed esiste anche la lingua italiana. Quindi, per essere fotografi è necessario avere una P.Iva con relativo codice Ateco, se no si è fotoamatori, appassionati, artisti, ecc. Capisco benissimo che tu porti il discorso su un altro piano ed a grandi linee sposo quasi tutto ciò che sostieni, ma è innegabile che una parte rilevante della jungla che giustamente denunci dipenda anche dalla profonda attitudine a disattendere le regole, per cui trovo doveroso rimarcare che esse ci sono ed il loro rispetto porterebbe bene a tutti. Mica solo in fotografia. Dopodiché che avere la P.Iva non migliori per incanto la qualità del proprio lavoro è evidente, è semplicemente un pre-requisito professionale, esattamente come un ingegnere non è necessariamente bravo a progettare un ponte od un grattacielo, non per questo lo si farà progettare ad un idraulico. Questa melassa confusa in cui vale tutto, talvolta condensata in “vivi e lascia vivere” (tradotto: “lasciami fare come cazzo mi pare, anche se è dannoso, anche se è scorretto) non ci porta bene, nemmeno un po’.

  14. Si, peccato il tono saccente. Ma credo di capire la tua passione. La fotografia è anche libertà, perché l’arte lo è allo stato puro ed io mi limito ad esprimermi, poi umilmente se necessario a dare consigli. Una fotografia non sempre si pensa prima, una fotografia spesso è già lì e va solo colta. Buon lavoro e buon divertimento.

    1. Per coglierla devi vederla. Per vederla bisogna semplicemente trovarsi in sue condizioni: o la vedi per predisposizione naturale oppure alleni il tuo occhio a vederla.
      Nella prima condizione è insito in te, ma devi avere la conoscenza per riconoscerne la potenza, nella seconda puoi avvicinarti a chi si trova nella prima, ma non è detto che ci arriverai. 😉

  15. Il suo articolo, un po’ caustico, mi sembra utile a smorzare le velleità di chi ce le ha (e di chi potrebbe svilupparle). Mi conferma nel mio considerarmi non fotografo ma hobbista della fotografia, così come uno che sa guidare l’auto senza essere corridore automobilistico. E va bene così.

  16. Ciao Angelo bello. A me non importa del titolo…bravo. Dal mio punto di vista però, il messaggio è e rimane fondamentale, quando non c’è, cade parte del gusto dello scatto. Intendo sia quando scatto che quando fruisco. Poi esistono eccezionali fotografie, nelle quali non si dice niente e hanno una valenza puramente estetica. Altrettanto valide…rimane il fatto che non si può, a parere mio, parlare di singole foto. Sia l’estetica che il messaggio, si percepiscono sulla costruzione di un progetto. Buona giornata! Ciao angelo baci

    1. Grazie Sara!!! 🙂

      Facendone un discorso di differenziazione tra immagine singola e progetto (o portfolio, o lavoro) quello che dovrebbe essere messaggio viene equi distribuito. Un po come avere una frase, costruita da varie parti e solo alla fine ne si legge il senso.
      Il punto non è se l’immagine abbia un messaggio o meno. Il punto è che la ricerca ossessiva compulsiva di un messaggio fa in modo che ci si possa perdere altri elementi altrettanto importanti.

      Un po come un fotografo che sceglie una scena che vuole portare a casa, a tutti i costi, ostinandosi e tralasciano l’idea che magari sta succedendo qualcosa di altrettanto interessante, se non più, proprio di fianco a lui.
      A tal proposito Mario Giacomelli fece un lavoro sulla Via Emilia montandosi una macchina fotografica alle sue spalle, per sapere cosa succedeva oltre la sua scelta (ma parliamo di un marziano!!!).

    1. Credo che ognuno di voi voglia essere qualcosa o qualcuno, fino ad una certa età. Da bambini.
      Poi con il passare del tempo cerchi solo di fare ciò che ti piace e ti fai andare bene quelle che magari ti piacciono un po meno.
      Pur lottando sempre per dare valore a quello che credi. 😉

      Un bacio a te!

  17. Invidio chi ha cosi tante certezze.
    So solo che in alcuni casi ( che tu non hai citato.. perchè?) la fotografia deve produrre reddito per pagarci le bollette e farci la spesa e quindi non puo’ essere solo quella attaccata al muro con una bella cornice.
    La fotografia che è fine a se stessa si compiace di quello che hai scritto tu;
    c’è anche un concetto di utilità, di comunicazione, cioe’ come strumento o come mezzo e non come come fine, se una fotografia aiuta a vendere ha compiuto il suo dovere. Nessuno ti paga per una bella foto ma ti paga per una foto a lui utile.
    Se tu non hai questa esigenza se non hai il concetto che la foto DEVE ha l’obbligo di rispondere a precise esgenze di chi te la commissiona, Il tuo scrivere è parziale, neutro, accademico, teorico.
    E’ vero che avere una partita iva non fa di questo un fotografo ma non averla non fa di te un artista, ma se vuoi uno che fa click per diletto, per passione, senza un motivo.

    1. Non ne parlo per due motivi molto semplici.
      Il primo è che della questione economica sulla fotografia ne è pieno il web (forse anche di questo post, ma in maniera molto più cautelata) e quindi non sarebbe servito aggiungere un altro post. Un po come la fotografia che non aggiunge nulla perché già stata vista e rivista, trita e ritrita, se non aggiunge qualcosa in più non ha senso produrla.
      Il secondo è che, do per scontato che, chi produce immagini per alimentare anche la sua vita, lo faccia sicuramente con l’intento di coprire il fine ultimo, ma anche mettendoci una buona dose di personalità. In caso contrario ci troviamo di fronte ad un esecutore e non di fronte ad un fotografo.

      Il mio articolo non vuole dare certezze, ne tantomeno trovare le risposte alle domande infinite sulla vita, ma vuole solo far ragionare su una serie di ovvietà che tutti conoscono ma che nessuno ti ricorda ogni tanto e che servono solo ad evitare i click inutili. Oltre che far riflettere sulla valutazione delle immagini già prodotte cercando di avvicinarsi ad un’educazione visiva più consona.

      Vedi questo articolo come una persona che in un gruppo di amici che va in vacanza inizia a canticchiare una canzone… e gli altri lo seguono a ruota creando un coro.
      Ecco perché parziale. Neutro? Non credo, la mia idea è proprio li dentro le righe scritte. Di accademico ci vedo ben poco onestamente. Teorico? È una teoria stilata dopo aver fatto tantissima pratica 🙂

      1. Diciamo che l’unica cosa che hai scritto in questo commento che condivido è il fatto che questo articolo è tutt’altro che neutro: hai espresso delle tue opinioni (opinabili in quanto tali) ed è cosa assolutamente lecita.

        Ma per favore, non venire a raccontarci che si tratta di sacrosante verità, come se tu fossi il padrone assoluto dell’arte fotografica e dei suoi segreti.
        Come ho scritto nel mio precedente commento, ti stai ponendo su un piedistallo e ciò non è assolutamente sintomo di professionalità: perchè finchè si tratta di giudicare chi si spaccia fotografo solo perchè scatta fotografie a caso con una compatta in modalità automatica, ci può anche stare, ma trovo assurdi i tuoi ragionamenti sul fatto che chi di fotografia ci campa non è un fotografo.

        Mi vuoi dire quindi che il medico chirurgo che opera dalla mattina alla sera non è un vero medico?
        L’ingegnere che ha all’attivo diversi progetti contemporaneamente non è un vero ingegnere ma solo un esecutore?

        Ma stiamo scherzando?
        Se te lo puoi permettere, allora puoi avere tu il coltello dalla parte del manico ed escludere i clienti che non appagano te per la qualità delle fotografie che ti chiedono (i tipici “…Fammi due foto volanti e come vengono vengono”), ma ci vogliono: 1) esperienza; 2) talento; 3) totale fiducia da parte dei clienti, che si acquisisce nel tempo; 4) sicurezze economiche e quelli che chiamo “automatismi”.
        Non credo di dover essere io a ricordarti che i tipi di fotografie o servizi (ivi inclusi stampe, riproduzioni, gadgets…) che fanno tenere aperto lo studio del “fotografo medio” (se così possiamo chiamarlo) hanno poco a che fare con la creatività e la visione del fotografo stesso: è solo la grande passione per la fotografia che fa tenere aperto lo studio.

        Quindi, andiamoci piano con i giudizi: riconfermo la mia opinione riguardo questo tuo articolo, intriso di superiorità.

  18. sono d’accordo su tutto, ma ho molte perplessità sul fatto che una fotografia debba essere pensata/vista a colori o in bn nel momento dello scatto. Credo – ma non ne sono sicuro – che con il digitale questo aut aut abbia poco senso, o comunque molto meno senso rispetto all’analogico. Una fotografia vive e “viene” anche – se non sopratutto – dopo lo scatto (tagli, effetti, quella che si dice post-produzione). Il click è l’inizio, e non si può mai sapere se la fine sarà a colori o in bianco nero. Per cui forse conviene sempre scattare a colori e poi decidere. Non sono un professionista, ma un amatore e seguo con interesse il campo fotografico e dell’immagine in generale.
    Un caro saluto. Sandro

    1. Sandro, innanzitutto grazie per essere passato.
      Quello che dici potrebbe essere vero, ma non lo è perché se non la pensi in un certo modo, si tratta di una immagine distratta che poi giustifica un “si, tanto poi….”
      Spiego meglio quel concetto in questo articolo che spero chiarisca la mia posizione sull’argomento:
      https://angeloferrillo.wordpress.com/2015/05/13/colore-o-bianco-e-nero/
      Detto questo, quando scatti con il digitale scatti sempre a colori, ma puoi visualizzare nella tua mente il bianco e nero (oppure farti aiutare dalla simulazione cromatica del jpg).
      Fammi sapere 😉

  19. Condivisibile, ma esiste anche il semplice piacere di farlo … con interesse e passione, senza necessariamente porsi la domanda “sono o non sono un fotografo”. Credo che sia già un ottimo inizio.

    1. Assolutamente vero. Ma qui stiamo trattando di quel genere di persona che si spaccia per colui che “lo fa per il semplice piacere di farlo” ma poi si immedesima nelle figure esposte nell’articolo 😉

  20. L’argomento è molto interessante e fà riflettere.

    Non credo che la scrittura di questo articolo sia una questione di arroganza o presunta superiorità…tutt’altro.

    Occorre tenere presente (come già successo e trattato n-volte su tutti gli spazi, conosciuti e non, del web in cui si parla di fotografia), che in effetti l’avvento del digitale ha illuso qualsiasi detentore di un potente mezzo che permetta la registrazione e il successivo trattamento di immagini, di essersi trasformato in un fotografo.
    Chi ha vissuto l’epoca della pellicola ricorda benissimo che dietro ad ogni fotografia non ci stava solo la volontà di fare click, click, ma un’idea, un concetto ed un minimo di ragionamento erano sempre presenti, non foss’altro che per il costo degli scatti stessi; sembrerà banale ma i rulli costavano, gli sviluppi pure e le stampe…anche.
    Quindi, chiedetevi come mai erano pochi coloro che si avventuravano nella conoscenza dell’arte fotografica quando esisteva solo il supporto chimico.
    Ricordo persino ad esempio, che agli eventi chi aveva la macchinetta per scattare le foto-ricordo non si sarebbe mai azzardato a dire o a pensare che tanto lui era in grado di fare le stesse foto che faceva il fotografo, ora invece tutti pensano di poter fare click anche migliori persino con il cellulare…ma mi chiedo, da dove viene tutta questa ignoranza, mista a presunzione e arroganza e tutte insieme condite da arrivismo e manie da protagonismo? ….forse sono sempre esistite e web e digitale hanno dato libero sfogo ad esse.
    Quindi ben vengano articoli di questo tipo che potrebbero forse costringere l’utente medio a riflettere un attimo, anche se grazie a un pizzico di presunta superiorità, non importa.

    p.s.
    …a proposito, sono un semplice amatore, fotografo (poco) da circa 23 anni e non m’importa nulla se non vi degnerete nemmeno di prendere in considerazione quanto da me scritto qui sopra, spesso capita sul web.

    1. Non vedo il motivo per cui non avrebbe dovuto destare interesse il tuo commento, ne tantomeno credo che resterà una lettera morta nell’etere del web. la mia risposta ne è la prima prova.

      Detto questo, vedo che hai colpito nel segno.
      Non c’è nulla di più che il contenuto, molte volte lasciato da parte per fare spazio a letture diverse da quello che è il vero senso dell’articolo.
      Ultimamente è anche molto inflazionata la parola “saccenza” o “piedistallo”, ma utilizzata da chi si sente chiamato in causa.

      Grazie per essere passato ed aver lasciato il tuo commento.

  21. Onestamente Angelo? Trovo un po’ inutile questo elenco del “how to or not to” del perfetto non fotografo scritta rivolgendosi all’esterno, anche se la frase finale vuole un po’ smarcarsi dal sermone non ci riesce del tutto. Il virtuosismo sarebbe scattato allegando link, testi, tutorial in grado di colmare le lacunee del fotografo elencate così minuziosamente e invece niente.. si arriva a fondo articolo con la percezione di trovarsi di fronte ad uno sfogo puro, un’atavica voglia di buttare fuori tutto senza altra finalità. Un peccato: l’argomento in se è molto interessante.

    1. Vedi Antoserp, quello che leggi è tutto frutto di ricerca, istruzione, contatti, valutazioni e tutto quanto necessario ad avere una cultura fotografica atta a conoscere qualcosa in più della “regola dei terzi” (della quale rinnego l’esistenza!).
      Se il lettore è VERAMENTE interessato ad approfondire quello che eventualmente gli si è acceso con la lettura di questo articolo, può sempre cercarselo e non sta a me dirgli dove, come e quando (forse ai miei allievi è dovuto).
      Per quanto riguarda la frase finale, non vuole smarcarsi da nessun sermone (che tra l’altro non è).
      Conosco determinate cose e le dico. Continuo ad evolvermi ed eventualmente modifico. 😉

      1. Non sono per nulla d’accordo e conferma la natura di questo post: uno sfogo puro, non propositivo e che non lascia spazio di miglioramento all’eventuale lettore coinvolto. La condivisione dell’esperienza maturata è un virtuosismo che qui non vedo, fai un elenco di quello che secondo te non “fa” fotografo e non proponi nulla al lettore per migliorare.

  22. Il dibattito è interessante, ma più di parlare di questioni generali mi piacerebbe proporre ad Angelo una sorta di gioco: invitare ciascuno di noi a parlare di una foto e una soltanto (di fotografi di oggi, viventi, diciamo degli ultimi 10 anni) che lo ha particolarmente colpito ed emozionato. E’ forse un’idea banale e poco originale, però mi sembrerebbe utile – nel diluivo fotografico di oggi – cercare di raccontare quello che rimane, se qualcosa rimane. Ripeto, una sola foto. Un cordiale saluto. Sandro

  23. A questo articolo mi ha portato il link segnalato da un fotografo, o almeno così afferma di essere, peccato che sono arrivato in fondo e non c’è scritto come si dovrebbe leggere questa santa luce, nemmeno come dovrebbe un aspirante fotografo leggere una fotografia, al solito aria fritta che ormai in fotografia toglie l’aria da tanto che è densa

    La più bella fotografia che ho fatto e quasi per scherzo è quella sotto nel link, non ne spiego la lettura perchè sicuramente sono tutti abbastanza professori di fotografia per capirla da soli, almeno spero

  24. Sante parole! La tecnica è come l’italiano, ma non tutti necessariamente sono dei poeti perchè hanno appreso il codice linguistico. Essere fotografi significa vedere con la mente, avere una visione del mondo e soprattutto essere molto curiosi. La macchina è solo il medium tra te e il mondo, nient’altro. E per fortuna non si smette mai di imparare. ho 24 anni, lavoro tutti i giorni come libero lrofessionista in una società, produco tante immagini di still life, ho i miei progetti, studio fotografia e faccio ancora difficoltà a definirmi fotografo

  25. Concordo in massima parte con l’articolo e aggiungo che a contribuire a creare personaggi che credono di essere ” fotografi ” è la post produzione utilizzata a piene mani. La vera fotografia che quella che l’occhio e la mente vedono e che la macchina imprigiona. Il resto può essere arte ma non fotografia.

      1. Hai ragione. Ma in questo caso specifico è stata proprio cattiva educazione da parte mia, e negligenza per non aver notato la notifica del commento.
        Grazie ancora, soprattutto per seguirmi.

  26. Questo articolo è bellissimo, intelligente ed ironico. L’ironia non cambia niente, ma può cambiare il modo di vedere le cose in una condizione più “leggera”. Ciao!

  27. io sono un fotografo food di professione, michelangeloconvertino.it, e ho trovato l’articolo veramente molto interessante e pieno di spunti..complimenti!

    1. Ovviamente il genere con il quale si approccia è relativo, ma nel caso della fotografia di food bisogna avere un’attenzione, cultura e creatività nettamente superiore, altrimenti si ricade nella “fotografia di un piatto”. Ma sappiamo bene entrambi che non è affatto cosi.
      Grazie per essere passato Michelangelo.

  28. ciao Angelo dopo aver letto questo articolo sono sicuro che non voglio diventare fotografo ma scattare semplicemente fotografie 🙂 poi quello che verrà verrà grazie!

    1. ciao Gianluca!
      scusa per il ritardo nella risposta, ti chiedo veramente scusa!!! ma mi sono accorto del commento solo ora che ho riaperto l’articolo.

      ognuno può essere ciò che vuole e come vuole. l’importante è che alla base ci sia una consapevolezza. una volta acquisita quella nessuno mai potrà metterci di fronte ad una mancanza di coerenza.

      ti auguro una buona fotografia!

  29. Sebbene l’argomento sia stato trattato milioni di altre volte, trovo in questo una risposta chiara e determinata che non lascia spazio ad interpretazioni (o le sole possibili sono ben chiare e poco ruffiane 😉 )
    una conferma, Man!

    1. È uno dei miei articoli più letti, allo stesso momento quello che è stato meno capito.
      Mi sono beccato una sfilza di insulti (alcuni puoi leggerli nei commenti qui sopra) e sono stato taggato tacciato di superbia e di essermi messo in cattedra (al di la che sono in cattedra perché insegno), quando lo spirito dell’articolo doveva essere riflessivo.

      1. Angelo, a nessuno piace sentire certe verità. Ci sta, tutti ci sentiamo i Cartier Bresson della situazione, ma quanti di questi influiranno in qualche modo sul modo do fare fotografia? Andiamo avanti, con umiltà e con la nostra visione ben lucida nella mente.

      2. Di base sono d’accordo. Quello su cui non sono d’accordo è che quando una persona ha una opinione e la esprime viene subito additato come “al di sopra delle parti”.
        Ho questo blog dal 2007, senza nessuna pretesa di insegnamento a nessuno. Ma a quanto pare la cosa non passa e a volte addirittura viene mal vista.
        Intanto io quando ho voglia scrivo (alla fine se guardi i miei articoli non sono regolari e non devono creare visibilità come altri luoghi dove ci si affanna per avere pubblico).
        Comunque se passi ogni tanto a me non dispiace 😉

      3. Non voglio parlare per il tutto, ma rimanendo nella fotografia, quello che penso è che o certe cose le hai dentro o non le avrai mai. Ci si affanna, si spendono soldi in corsi ed attrezzature, ma quello che serve davvero o ce l’hai o non ce l’hai. Poi non basta neanche perché la fotografia è una lingua, e la lingua va allenata costantemente quindi non è il workshop ma l’immersione totale nella disciplina (la vedo in maniera molto orientale), quindi la fotografia non va studiata, va vissuta costantemente. Chi vive la fotografia nel modo giusto non ha nelle sue corde i modi che descrivi tu. Chi è fotografo sa comprendere in silenzio senza bisogno di interveniree modificare, ma con la necessità di fissare quello che accade attorno a lui. Buon lavoro Man!

      4. sono d’accordo, ma sulla questione dello studiare un po’ meno.
        abbiamo l’esempio dei grandi che hanno iniziato da autodidatti e con la loro percezione. arrivando poi ad un un punto dove si sentiva la necessità di crescere con il supporto di una didattica affinata.
        non deve diventare ovviamente dominante e bisogna affidarsi sempre al proprio “stomaco”.
        grazie ancora per la chiacchierata. utile ed interessante!

  30. ” Un giorno un vescovo, con il suo seguito, andò in visita alla fabbrica del nuovo duomo commissionato per la città.
    Nel fervore dei lavori, vide tre operai che, seduti a terra in un angolo all’ombra, modellavano pietre con martelli e scalpelli.
    Illuminato da un’idea, andò da quello più vicino e gli chiese: ‘Cosa stai facendo, figliolo?’
    Quello rispose: ‘Spacco pietre’
    Ripropose la domanda al secondo, e si sentì rispondere: ‘Guadagno il pane per me, mia moglie e i miei figli’
    Ripetè la domanda al terzo e questi: ‘Costruisco una cattedrale’ “

  31. E’ incredibile vedere come un pensiero scritto nel 2015 susciti ancora oggi aggiornamenti nel blog.
    Ad ogni modo è stato detto tutto (o quasi), quindi sarò breve nel mio commento:
    alla fine sono contento se un ragazzino/fotoamatore/amico di famiglia/nipote dell zio/ecc… ha preso il mio posto un sabato in una chiesa perché “costo” troppo.
    Perché in realtà si, l’ho fatto, più di una volta. Sono andato a vedere in chiesa chi era quel super fotografo che aveva preso il lavoro al posto mio… sono andato a “spiare”, lo ammetto.
    E sono stato contentissimo (e ho goduto) quando poi ho sentito dire “ma che c___o di foto mi ha fatto? – Ha fotografato i piatti sul tavolo e non i parenti! – quattro foto buone in chiesa, e dove sono le altre foto della cerimonia?” e le foto mentre balliamo? ….. eheheh ma questo non lo capiscono prima… non sanno che il super-economico fotografo si presenterà con una macchina giocattolo, magari col solito zoom tuttofare, dove la cosa più luminosa non è l’obiettivo, ma la lucina della messa a fuoco che farà girare a vuoto all’infinito l’AF nel buio della chiesa, dove i suoi poveri bassi ISO tremeranno quando tenterà di alzarli.
    Però un’ultima cosa devo aggiungerla: siamo noi che per non offendere, o per non partire con il piede di guerra, non spieghiamo ai nostri clienti che vengono a trovarci in studio, che il nipote del figlio della cugina della suocera rovinerà le foto del loro giorno speciale. Perché crederanno che lo diciamo solo per giustificare il nostro “costo”. E perderemo il contratto ancora prima di stipularlo.
    Ma un giorno qualcuno lo capirà (spero presto).
    P.S. se ho offeso qualcuno non era mia intenzione.

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