Di sicuro, oltre ad essere stato il primo libro pubblicato da Garry Winogrand (grazie al MOMA), ANIMALS è anche il suo lavoro più famoso.
Realizzato tra il 1962 ed il 1969, l’ungo l’arco dei 9 anni ha fotografato lo Zoo di Central Park unendo in un filo conduttore le 43 immagini che compongono questo capolavoro della fotografica.
Ma c’è una curiosità scoperta durante il mio metodico studio sul genere fotografico più discusso degli ultimi anni, l’affermazione sorta grazie ad un’ intervista di Charles Hagen del 1977, quando gli fu chiesto se un volto interessante bastasse per far realizzare una buona fotografia, Garry ha risposto:
“Beh, può essere, ma non è detto. Il punto è l’avere a che fare con tutto, come se tutto fosse una fotografia. Sai, il tuo viso non ha quattro angoli. C’è uno spazio al di fuori del viso che deve essere riempito.”
Questa sua affermazione ci porta automaticamente a chiarire la ricerca di contesto oltre a soggetto ed azione che si leggono (o almeno che si dovrebbero leggere) in una fotografia di strada. Quindi legandomi a questa sua affermazione, ho fatto una serie di ricerche ulteriori sull’immagine più iconografica di Winogrand ed ho trovato una interessante intervista fatta a Tod Papageorge.
Tod Papageorge (fotografo americano) era molto amico di Winogrand e molte volte uscivano insieme per fotografare. Non “fianco a fianco” perché sappiamo bene che essere già in due distrae e potrebbe compromettere il risultato. Si rivedevano lungo le strade bevendo caffè (di solito alla Caffetteria del Museo di Arte Moderna) e parlando di fotografia, raccontandosi accaduti della giornata.
Pare fosse una serena domenica di primavera (1967) il giorno in cui Tod e Garry si incontrarono al Central Park Zoo. Tod era una trentina di metri d’avanti a Garry quando si imbatté in due modelli ben vestiti che portavano a spasso due scimpanzé ben vestiti. Il che rendeva la cosa inverosimile e stranissima, tanto da (ovviamente) far partire il click della fotocamera.

Quando Tod vide la scena uno, dei due scimpanzé era per terra e camminava mano nella mano con i modelli, Garry aveva pre visualizzato la scena da lontano ed aveva già intuito che avrebbero preso tra le braccia anche il secondo scimpanzé.
Ad un certo punto Tod si sentì spintonare fino quasi a farlo cadere per terra. Pare fu l’unico episodio di aggressività di Winogrand, e Tod lo ha subito perdonato (anche perché subito dopo il gesto pare che Garry fosse corso verso Tod per vedere come stesse) ma la scena che si presentò ai loro occhi era veramente al di fuori del comune. Quando Tod si riprese dalla spinta vide Winogrand a ridosso dei soggetti ed aveva già finito di scattare.

A Tod non rimase altro che riprendere Garry di fianco a quel quadretto familiare non convenzionale e dall’immagine si può vedere il sorriso di Winogrand come quello di “un gatto che ha mangiato il canarino” [N.d.R.] La consapevolezza di aver realizzato una delle sue migliori foto è visibilissima sul suo viso. Lo scambio di razze, l’interazione di generi, l’incrocio tra normale e sensazionale era tutto presente in quello scatto, del quale già era sicuro, anche prima dello sviluppo. Questa è la grandezza dell’immagine di Garry Winogrand.

Come disse qualche anno dopo Garry Winogrand ad un gruppo di studenti “beh, diciamo che per me, quando una fotografia è interessante, mi interessa sia da un punto di vista di contenuti che di stato sociale. Di fatto si tratta di una sfida tra contenuto e forma.” [N.d.R.]
Fatto sta che ci troviamo di fronte ad un vero e proprio capolavoro della fotografia. Una fotografia di strada, un documento storico, un’immagine emozionale.
Molto istruttivo questo aneddoto, grazie
Si, effettivamente ci permette di capire molte cose non solo dell’autore, ma di quelle che possono essere le dinamiche di rapporto tra soggetto e fotografante.