Molto spesso si cade in luoghi comuni non conoscendo le tematiche di cui si sta parlando.
Per introdurre il lavoro fotografico di cui sto per parlare prendo spunto ad una citazione che è stata usata spesso in internet per dire che si prova fastidio nel vedere utilizzatori della fotografia, quasi bulimici nel proporre le proprie colazioni, pranzi e cene.
Beh miei cari mai citazione più sbagliata è stata professata. Perché?
Perché abbiamo molti esempi del passato che ci fanno vivere le esperienze culinarie di fotografi, a pellicola.
Uno tra questi, che mi faceva piacere farvi conoscere è il lavoro fotografico realizzato da Stephan Schacher (fotografo di moda ed advertising americano naturalizzato svizzero) dal titolo molto diretto che lascia poco spazio all’immaginazione: PLATES + DISHES.
Il libro (pubblicato nel 2005 da Princeton Architectural Pr ed acquistabile anche su Amazon) è il frutto di 4 anni di road map in America, toccando 29 stati, lungo i quali è stata fatta una mappatura dei piatti on the road mangiati, fotografati in forma semplice, in dittico con il ritratto della cameriera che lo ha servito. Rigorosamente in pellicola.
71 dittici che, oltre a mostrare dei piatti e dei ritratti, vogliono creare uno spaccato dell’America facendo vedere apertamente anche il menù, i suoi costi, generando così l’attenzione per lo spettatore che, in base al prezzo, zona, tipologia di piatto ed etnia della cameriera, si può fare un’idea delle condizioni medie della zona in analisi.
Un piatto pagato meno, in uno stato dell’entroterra, servito da una cameriera Indiana, sicuramente fa capire che il tenore di vita medio del luogo è ben diverso da un luogo sulla cosa, con un menù dai costi mediamente alti, con piatti serviti da una cameriera americana, probabilmente più alto.
Questo lavoro mi è piaciuto molto, semplice, in luce naturale, d’effetto, che vedo tranquillamente nelle mie corde e ne mio modo di fotografare. Forse è uno dei motivi per cui anch’io fotografo spesso i piatti che mangio.
Voi cosa ne pensate?