Il libro di Irme Schaber, «Gerda Taro: una fotografa rivoluzionaria nella guerra civile spagnola» (Roma, DeriveApprodi, 2007), costituisce la prima biografia storica sulla fotografa tedesca Gerda Taro. Pubblicato in tedesco nel 1994, con il titolo Gerda Taro: Fotoreporterin im Spanischen Bürgerkrieg, il libro ha vinto il Premio Kodak ed è stato tradotto in francese nel 2006. L’edizione italiana – tradotta dal tedesco da Elena Doria – voluta e promossa dall’associazione culturale Gerdaphoto di Roma, contiene una prefazione della storica Elisabetta Bini, ed è stata rivista, corretta ed ampliata dall’autrice. Essa presenta ai lettori italiani una vasta raccolta di immagini di vita privata della fotografa, nonché le fotografie da lei scattate durante la guerra civile spagnola.
Irme Schaber ha condotto una lunga e accurata ricerca sulle fonti, mettendo insieme le poche testimonianze rimaste su Gerda Taro. Utilizzando le carte di famiglia, gli archivi di Stato, la stampa dell’epoca, e intervistando le persone che hanno conosciuto Taro, ci restituisce un pezzo di storia rimasto finora sconosciuto. Il suo approccio è quello proprio della storia sociale, mirante a ridare voce a una vita troppo spesso dimenticata e rimasta nascosta dietro le vicende del suo compagno, il celebre fotografo ungherese Robert Capa. Il quadro che ne emerge è ricco e sfaccettato, capace di restituire il nesso tra la vita individuale e la storia generale. Attraverso il costante intreccio tra la biografia di Gerda Taro e gli eventi della storia europea degli anni ’30, Schaber getta nuova luce sulle vicende della persecuzione degli ebrei in Europa orientale e in Germania, e sull’impegno antifascista durante la guerra civile spagnola.
Per oltre cinquant’anni, la vita e l’opera fotografica di Gerda Taro sono rimaste per lo più nell’oblio. Nel 1938 Capa, devastato dalla morte della compagna, pubblicò un libro di fotografie sue e di Gerda Taro sulla guerra civile spagnola, Death in the Making, cui seguì una mostra alla New School for Social Research di New York. Entrambi avrebbero dovuto rendere omaggio alla fotografa e al lavoro che Capa e Taro avevano compiuto in Spagna, ma molti degli articoli che apparvero sulla stampa omisero di includere il nome di Taro tra gli autori delle immagini. Nei decenni successivi l’archivio fotografico di Gerda Taro andò in parte perduto, e le fotografie che sopravvissero vennero attribuite a Robert Capa e inglobate all’interno del suo archivio. Nella Repubblica Democratica Tedesca, d’altro canto, Gerda Taro si trasformò in una figura eroica, simbolo della resistenza comunista contro il fascismo, e la sua immagine fu costruita in gran parte da Dina Gelke, madre di Georg Kuritzkes, che era stata amica di Gerda a Lipsia. Solo a partire dalla biografia su Robert Capa scritta negli anni ‘80 da Richard Whelan si è iniziato a far luce sulla vita di Gerda Taro, grazie ad uno studio degli archivi del fotografo ungherese, e ad un contesto storico scevro delle divisioni ideologiche della guerra fredda.
11 gennaio 2008 ore 18,30
galleria 247 – via del pigneto 247 – roma
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