
Sebbene siamo consapevoli che tutte le cose nuove, le nuove scoperte e le modifiche di quanto siamo abituati per routine, siano destabilizzanti, dobbiamo anche essere in grado di capire per ogni scoperta che beneficio ci possa portare.
Dopotutto qualsiasi scoperta del passato che ha introdotto tecnologia ha fatto tanto rumore.
Non è la prima volta che l’intelligenza artificiale porta scompiglio. Già dalla sua prima apparizione negli anni 50 con il Test di Turing (Alan Turing, il padre dell’informatica moderna – nel 1950 scrisse un articolo del titolo Computing machinery and intelligence), da li poi tutta l’evoluzione passando da Herbert Simon che stimò un tempo di 10 anni per arrivare a competere con i campioni di scacchi. Per poi evolvere negli studi delle Intelligenze Artificiali Forti e Deboli.
La prima applicazione commerciale risale però al 1982 con R1, dove l’Azienda Digital Equipment iniziò ad utilizzarla per configurare gli ordini di nuovi computer. Quattro anni dopo l’azienda era in grado di risparmiare 40 milioni di dollari all’anno. Niente male no?
Ma perché questa introduzione per parlare di una rivista di moda?
Semplicemente perché nel 2023, il Creative Director svedese Carl-Axel Wahlström ha realizzato la prima rivista di moda totalmente creata con l’intelligenza artificiale.
Esatto! avete letto bene. Stiamo parlando di COPY MAGAZINE.

Tutti i contenuti sono il frutto della collaborazione tra (è proprio il caso di dirlo) “uomo e macchina”. La parte testuale è interamente demandata a Chat GPT, mentre invece la generazione di immagini è nelle mani dell’algoritmo di Midjourney.
Ma non basta avere strumenti validi tra le mani per ottenere un risultato (così come un individuo con una fotocamera performante tra le mani non è certificabile che sia un fotografo!)
Come leggiamo nell’apertura del sito internet della rivista:
“Il direttore creativo Carl-Axel Wahlström ha intrapreso un viaggio di collaborazione con l’intelligenza artificiale generativa. Ogni suggerimento e immagine presente nella rivista rispecchia l’immaginazione di Carl-Axel, presentando non solo abbigliamento ma anche una narrazione di stile e originalità. Ciò sottolinea l’idea che questa tecnologia non mira a sostituire l’immaginazione umana; anzi, lo arricchisce e lo amplifica.”

Si parla di collaborazione, si parla di scambio tra uno script (e quindi la visione dell’uomo con le sue richieste ben precise) e un algoritmo (cioè l’interpretazione della macchina del volere dell’uomo).
Diciamo che fin qui sarebbe anche una cosa interessante, un argomento su cui discutere e far diventare un momento da bar, dove si incontrano e scontrano quelli che sono favorevoli all’utilizzo dell’Ai, contro i contrari all’utilizzo di pozioni magiche per creare cose inesistenti.
Acquistando la rivista (tra l’altro ben curata da un punto di vista editoriale e tipografico), facendo una ulteriore ed approfondita ricerca, ho scoperto che alla fine del 2023, la COPY Lab (l’Agenzia di Carl-Axel Wahlström) e The Absolut Group (si, quelli “anche” della Vodka) hanno iniziato una serie di studi e delle collaborazioni sulla tematica per studiare i processi.

Absolut e Copy Magazine hanno annunciato che stanno lavorando insieme per sfidare i pregiudizi radicati che corrompono la rappresentazione della moda nell’intelligenza artificiale e rimodellano stereotipi obsoleti.
Carl-Axel Wahlström dice che una delle intuizioni che hanno dato forma alla collaborazione è stato il fatto che l’intelligenza artificiale generativa crea contenuti solo in base ai dati forniti. Quando si parla di moda e bellezza, i dati e le immagini prodotti finora sono stati molto stereotipati.
“Il risultato è che l’intelligenza artificiale utilizza fondamentalmente solo immagini ritoccate di ragazze bianche, bionde e magre solo se le chiedi di generare un’immagine con una modella. Il motivo è semplice: l’intelligenza artificiale sa solo quello che le abbiamo insegnato finora”
Monica Jungbeck, Direttore della comunicazione globale di Absolut spiega che un motivo importante alla base di questa collaborazione è stato il fatto che gli esperti hanno previsto che entro pochi anni fino al 90% dei contenuti Internet potrebbe essere generato dall’intelligenza artificiale. Allo stesso tempo, l’intelligenza artificiale tende anche a peggiorare le disparità razziali e di genere, spesso superando quelle presenti nel mondo reale.
“Considera le conseguenze dei contenuti prodotti da questi strumenti. Non solo esiste il potenziale per amplificare gli stereotipi, ma fanno anche regredire decenni di progressi verso l’uguaglianza e la rappresentanza”
Il pensiero che li accomuna in questo percorso è tanto semplice, quanto complesso e pindarico. Come dicono loro “è come crescere un figlio”.
Non ci resta che stare a vedere e sperare che il lavoro di rivisitazione degli stereotipi parta dalla moda, per invadere tutte le tematiche e così rivedere la condizione di tutti gli stereotipi che nel tempo si sono trasformati in iconografia.





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